Arte e Psiche: perché questo tema? La scelta di dedicare un’intera sezione del progetto the YOGART allo studio dell’arte osservando gli aspetti interiori dell’essere umano nasce dall’esigenza di condividere la stretta connessione che esiste tra il mondo interiore di ognuno di noi e l’espressione artistica.

 

Cosa intendiamo per arte

 

L’atto artistico esiste dagli albori, quando gli uomini delle caverne disegnavano sui muri. Si tratta di una pulsione primaria molto forte che porta l’uomo a esprimere i propri contenuti interiori con differenti intenti, primo fra tutti il bisogno di lasciare traccia di sé nel mondo, la necessità di lasciare un segno.

L’esperienza artistica dunque nell’ottica dell’artista può essere definita con un atto in cui un soggetto trasmette a un materiale la propria esperienza.

Ma questo atto espressivo è sempre arte? Non proprio, anche il bambino quando è molto piccolo fa scarabocchi ovunque ed è un po’azzardato definire ogni sua piccola traccia arte, potremmo chiamarla più correttamente attività espressiva. Forse non è esattamente questa la sede in cui definire il concetto di arte, non essendo in un’aula universitaria di un corso di filosofia. Quello che però possiamo dire è probabilmente che l’arte è in parte una convenzione sociale che ha a che fare con moltissimi fattori e che molto spesso nel corso della storia quelli che noi definiamo  artisti non sapevano neanche di esserlo, basti pensare ai famosi uomini delle caverne o agli antichi Greci: Fidia, ad esempio, era identificato più come un tecnico che non un artista.

Ma perché abbiamo così bisogno di definire l’arte? Perché, per quanto bistrattata, non possiamo fare a meno di questo fenomeno dell’agire umano?

 

 

Perché l’arte, nel suo essere un’esperienza biunivoca, ci permette di raccontare il nostro esistere, per l’artista diviene un modo di stare nel mondo e per il fruitore una finestra su nuovi orizzonti, nei quali può identificarsi. Probabilmente potremmo azzardare dicendo che un manufatto espressivo diviene un’opera d’arte non solo quando sia espressione di una tecnica impeccabile ma quando è in grado di muovere qualcosa nel fruitore. Quando stimola il pensiero, quando ti fa chiedere “cos’è?“, “perché?” ; ma anche e soprattutto quando attiva dei moti interiori che arrivano dalla pancia, delle emozioni forti e complesse che non sempre sono piacevoli, anzi.

 

Le differenti accezioni del termine Psiche

 

Ma per restare nel nostro ambito di ricerca cosa intendiamo per mondo interiore? Perché reputiamo sia così importante esserne consapevoli e restare in connessione con esso?

La visione occidentale e quella orientale, soprattutto yogica, hanno approcci differenti per descrivere l’interiorità umana che spaziano dal campo psicologico a quello spirituale; tuttavia nel corso del tempo è stato possibile individuare numerosi punti di contatto tra questi orientamenti.

In occidente presso, i greci, la Psiche designava l’anima in quanto originariamente identificata con il respiro vitale, mentre in epoca moderna è intesa come il complesso delle funzioni e dei processi che danno all’individuo esperienza di Sé e del mondo e ne informano il comportamento. Queste funzioni nello specifico sono funzioni affettive, sensoriali, cognitive verbali e non verbali; sogni, fantasie, memorie; percezioni, astrazioni e simbolizzazioni ma soprattutto hanno a che fare con tutto ciò di cui l’individuo è conscio e inconscio.

Per gli yogi il concetto di è molto ampio ed ingloba un universale, Brahman; e un individualizzato, Atman, di cui l’individuo è una delle temporanee manifestazioni; l’Atman è identificabile con l’anima e dunque corrisponde all’idea che i greci avevano della Psiche. Ne consegue che Atman e Brahman sono la stessa cosa, uniti indissolubilmente, l’uno espressione dell’altro. Ciò si ricollega alla visione propria delle correnti filosofiche Hindu: la corrispondenza-equivalenza fra umano e divino, fra microcosmo e macrocosmo.

Per quando dunque oggi il concetto di Psiche sia, in un certo senso, spogliato del significato spirituale, se andiamo ad analizzare le sue componenti e caratteristiche troveremo moltissime connessioni tra ciò che era enunciato in passato e quello che la scienza moderna studia oggi.

Vogliamo pensare che il nostro mondo interiore sia la nostra anima? Oppure possiamo credere che sia un insieme di funzioni che ci fanno avere consapevolezza della nostra esperienza del vivere nel mondo, della nostra identità?

Non credo abbia molta importanza perché va da sé che appare piuttosto intuitivo comprendere quanto sia fondamentale restare connessi con il nostro universo interiore avendo anche la possibilità di poterci esprimere e raccontare.

 

Arte e Psiche sono indissolubilmente connesse, ecco il perché di questo tema

 

L’esperienza creativa ed espressiva, l’arte stessa, sono indissolubilmente connesse alla Psiche, all’Anima per chi desidera dare un connotato spirituale a questo tema.

L’arte, come spesso enunciato nel metodo the YOGART, è la materializzazione, la condensazione della Psiche nella sostanza, nell’oggetto espressivo.

Questa sezione del progetto è dunque volta ad analizzare la storia dell’arte di qualsiasi epoca secondo questo punto di vista, osservando l’opera non sul piano storico e formale ma come la materia scrigno dell’anima dell’artista, del suo raccontarsi al mondo.

Da fruitori non dobbiamo cercare di trovare necessariamente un’ intenzione nell’oggetto artistico ma provare ad accogliere l’essenza dell’opera stessa che naturalmente si fonderà a sua volta con la nostra esperienza ma non è forse questo quello che nello yoga è auspicabile? L’abbandono dell’Ego per fondersi nell’altro, in un Tutto?